Here we go again. Justin Gatti (President of the Court of Assizes in Naples), not satisfied (see here ), returns to do the "talking court." E 'today, 15 October 2007, yet another in his interview on The Morning Leandro Del Gaudio. Saying, first, "we start with the agreed . Often an agreement between the prosecution and defense will surrender to the same grounds of appeal. Just hearing to depreciate in a complex investigation ," he forgets that the "waiver of the reasons appeal "to the defense of the accused, far from being a" degradation of work complex investigation "is and ultimate sacrifice, however, is substantial confirmation, most times, just of the complex work done in the course of the hearing is essentially a confirmation of the merits of the decision of the Judges of First Instance. And forget, above all, in many cases the consent of the Attorney General to define the process, "agreed on the death " dignified solution is also taken to limit the damage resulting from a court of first instance reformed or even undone by the same deficiencies courts of first instance. If you, dear Mr Gatti and His sentence was, " agreed between the parties", as amended, so as to complain, she, of a warped (from murder to manslaughter) and if this agreement was ratified by a Court of Assizes of Appeal, but only in a single hearing, not the case that she is simply asking: " but want to see that I was wrong to me? . Who and what gives her the assurance that the "truth of the case " only kissed her forehead? Of course, when she says that " the" generic "is an institution that produces the discount of a third of the sentence, then there are benefits, pardons and amnesties that make the sentence symbolic," some fear of falling under His judgments we axle, but then we are reassured by the certainty that she's Law and apply the law if it provides the ability to recognize extenuating circumstances to the accused or benefits of any kind, Ella, unless you have ambitions to legislator (while allowing ... how many magistrates sitting together in Parliament!), certainly will consider it in the privacy of your opinion.
Here is the full interview appeared on the morning of October 15, 2007: <<«Oggi, in appello, può accadere che con mezza paginetta di motivazioni si svilisce un processo durato mesi, un lavoro che spesso ti espone anche a ingiurie e momenti di tensione». Giustino Gatti, presidente della quarta Corte d’Assise del Tribunale di Napoli, entra nel vivo del dibattito aperto sul Mattino dal procuratore aggiunto Paolo Mancuso. Anche per il giudice Gatti, infatti, il punto dolente è la linea morbida in appello, che si traduce con la parola concordato, un accordo tra accusa e difesa che può trasformare condanne severe in sconti impensabili. Il tema è quello del rapporto tra processo penale e società, tra giustizia e senso di sicurezza, su cui è già intervenuto il gip Tullio Morello, per il quale il nodo da sciogliere è quello della certezza della pena. Presidente Gatti, dal suo punto di vista qual è il punto dolente? «Partiamo dai concordati. Spesso con un accordo tra accusa e difesa si rinuncia agli stessi motivi d’appello. Basta un’udienza per svilire un lavoro complesso in istruttoria». A lei è capitato? «Ricordo il caso di un ragazzo che uccise la madre soffocandola con il cuscino. Una vicenda sofferta. In aula un consulente medico ci spiegò che la morte era avvenuta perché l’imputato aveva volutamente trattenuto il cuscino sul viso della mamma. Non poteva essere andato diversamente. La condanna fu per omicidio volontario, poi in appello, bastò un concordato per rubricare tutto in omicidio preterintenzionale». E il principio del libero convincimento? «Tutto si risolse in un’udienza, grazie a un accordo a tre: accusa, difesa e giudice. Io impiegai sessanta pagine di motivazioni per spiegare come si era formata la prova in primo grado, soffermandomi sulla consulenza medica, il collega in appello liquidò tutto in mezza pagina. Iniziava con la formula di rito: preso atto dell’accordo tra le parti, eccetera. Ma ormai siamo all’assuefazione». Lei cosa propone per superare assuefazione a certi meccanismi? «Maggiore responsabilità da parte di tutti, proprio per non vanificare con un concordato quanto è stato fatto in primo grado, nel corso di processi che spesso espongono anche a situazioni spiacevoli, che ognuno di noi - tra togati e giudici popolari - è disposto a far fronte con le sue forze». A cosa si riferisce? «A momenti di tensione, a ingiurie e quant’altro può capitare dopo una condanna severa». Quando le è capitato? «Subito dopo il processo per l’omicidio Scarpa: qualcuno ci apostrofò ”bastardi” mentre lasciavamo l’aula. Momenti di tensione anche giovedì scorso, dopo i tre ergastoli per l’omicidio nella pizzeria Donn’Amalia, quando una signora ha lanciato la borsetta in aria. Abbiamo aspettato che si calmassero le acque e siamo andati a prendere il bus. I rischi io li metto in conto, purché poi tutti ci prendiamo le nostre responsabilità». L’altro tema è quello della effettività della pena. «Le ”generiche” sono un istituto che produce lo sconto di un terzo della pena, poi ci sono benefici, indulti e condoni che rendono la condanna simbolica».>>
Here is the full interview appeared on the morning of October 15, 2007: <<«Oggi, in appello, può accadere che con mezza paginetta di motivazioni si svilisce un processo durato mesi, un lavoro che spesso ti espone anche a ingiurie e momenti di tensione». Giustino Gatti, presidente della quarta Corte d’Assise del Tribunale di Napoli, entra nel vivo del dibattito aperto sul Mattino dal procuratore aggiunto Paolo Mancuso. Anche per il giudice Gatti, infatti, il punto dolente è la linea morbida in appello, che si traduce con la parola concordato, un accordo tra accusa e difesa che può trasformare condanne severe in sconti impensabili. Il tema è quello del rapporto tra processo penale e società, tra giustizia e senso di sicurezza, su cui è già intervenuto il gip Tullio Morello, per il quale il nodo da sciogliere è quello della certezza della pena. Presidente Gatti, dal suo punto di vista qual è il punto dolente? «Partiamo dai concordati. Spesso con un accordo tra accusa e difesa si rinuncia agli stessi motivi d’appello. Basta un’udienza per svilire un lavoro complesso in istruttoria». A lei è capitato? «Ricordo il caso di un ragazzo che uccise la madre soffocandola con il cuscino. Una vicenda sofferta. In aula un consulente medico ci spiegò che la morte era avvenuta perché l’imputato aveva volutamente trattenuto il cuscino sul viso della mamma. Non poteva essere andato diversamente. La condanna fu per omicidio volontario, poi in appello, bastò un concordato per rubricare tutto in omicidio preterintenzionale». E il principio del libero convincimento? «Tutto si risolse in un’udienza, grazie a un accordo a tre: accusa, difesa e giudice. Io impiegai sessanta pagine di motivazioni per spiegare come si era formata la prova in primo grado, soffermandomi sulla consulenza medica, il collega in appello liquidò tutto in mezza pagina. Iniziava con la formula di rito: preso atto dell’accordo tra le parti, eccetera. Ma ormai siamo all’assuefazione». Lei cosa propone per superare assuefazione a certi meccanismi? «Maggiore responsabilità da parte di tutti, proprio per non vanificare con un concordato quanto è stato fatto in primo grado, nel corso di processi che spesso espongono anche a situazioni spiacevoli, che ognuno di noi - tra togati e giudici popolari - è disposto a far fronte con le sue forze». A cosa si riferisce? «A momenti di tensione, a ingiurie e quant’altro può capitare dopo una condanna severa». Quando le è capitato? «Subito dopo il processo per l’omicidio Scarpa: qualcuno ci apostrofò ”bastardi” mentre lasciavamo l’aula. Momenti di tensione anche giovedì scorso, dopo i tre ergastoli per l’omicidio nella pizzeria Donn’Amalia, quando una signora ha lanciato la borsetta in aria. Abbiamo aspettato che si calmassero le acque e siamo andati a prendere il bus. I rischi io li metto in conto, purché poi tutti ci prendiamo le nostre responsabilità». L’altro tema è quello della effettività della pena. «Le ”generiche” sono un istituto che produce lo sconto di un terzo della pena, poi ci sono benefici, indulti e condoni che rendono la condanna simbolica».>>
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